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EGUALITARISMO
Dottrina politica che aspira a realizzare l'uguaglianza tra i singoli, tra i gruppi e tra le classi. Le prime teorizzazioni egualitarie presero le mosse con l'individualismo cristiano: tutti gli uomini sono creature di Dio, uguali di fronte al creatore. Il pensiero cristiano rielaborò, con una validità erga omnes (ossia verso tutti), alcuni princìpi egualitari contenuti nella legislazione ateniese periclea e del diritto romano, mantenendo però separata la sfera terrena da quella spirituale. A partire dal XV secolo il pensiero politico, si interrogò a lungo sul concetto di uguaglianza sociale, ma solamente con la rivoluzione francese e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo (parzialmente anticipata da quella americana) l'égalité entrò a pieno diritto nel dibattito politico moderno. Con la fine del feudalesimo gli statuti giuridici delle persone furono resi uguali: tutti gli individui erano riconosciuti abili a contrattare, comprare, vendere e sposarsi. Ma l'eguaglianza della rivoluzione francese, con la parentesi minoritaria dell'elaborazione comunistica di F.N. Babeuf, si limitò sostanzialmente alla sfera dei diritti politici. Solo con Marx si affrontò in maniera organica il problema del diritto alla proprietà: l'ottenimento di uguali diritti politici venne da lui giudicato insufficiente di fronte alle disparità economiche rafforzate dallo sviluppo della produzione capitalistica. L'egualitarismo visse quindi alcune fortunate stagioni soprattutto in campo sindacale. Esemplare l'affermazione dei princìpi ugualitari nei contratti di lavoro del 1969 in Italia (aumenti uguali per tutti; inquadramento unico operai/impiegati; punto unico di contingenza), miseramente naufragati entro pochi anni.
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